04 agosto 2014
A parte un’occhiata ogni tanto allo scoglio, dormo alla grande.
Ore 06.24.26.
Apro Dacia che il sole non è ancora spuntato dal monte. Apro Dacia e, gabbiano a parte, siamo gli unici due esseri viventi nel raggio di 500 metri.
Da Facebook leggo che Darinka ha postato una foto 18 minuti fa. Si deve essere riappisolata. Vado a vedere da vicino.
Sì, sta proprio dormendo. Col capino all’ingiù.
Il sole spunta dal monte. E io sono colta da un’illuminazione.
In Dacia dovrebbe esserci una borsetta con dentro un cuscinetto Ikea a forma di ferro di cavallo. Mai usato. Io ho il mio inseparabile cuscino de casa ergonomico. Trovo il cuscinetto e lo vado a piazzare sotto il capino della Sirenetta. Che apre un occhio, manda un bacio e riprende a dormire.
L’illuminazione del cuscinetto sortisce un altro bell’effetto: nella borsetta trovo la zanzariera perduta; da oggi in poi potrò stare con un finestrino completamente spalancato tutta notte. yeah!
Rumore di passo svelto. Una donna è venuta a fare jogging da queste parti.
Signora, scusi ci sarà mica un bar aperto a quest’ora?
Sì, un po’ più avanti sulla strada a sinistra, a Policastro.
Perchè, scusi, qui non siamo a Policastro?
No, questo è Capitello!
E certo, ci sta scritto pure sul cartello.
Insomma, è sempre Policastro.
Il barista è così carino che mi concede di portar via la tazza.
Per finire il caffè davanti al mare.
Una signora è sempre una signora.
Riparcheggio Dacia identica postazione.
D. dorme ancora.
Vedo arrivare una signora. Armata di ombrelloni e tutt cos. Sistema tutto per benino. Sento che manda a dire qualcosa verso il parcheggio.
Immagino l’arrivo di signore anziane oppure bimbi per il primo sole.
Mi volto e scopro che un uomo seduto comodamente in auto dà istruzioni dettagliate su posizione e accessori mare. Ok, peserà anche due quintali chilo più chilo meno. Sarà obiettivamente impossibilitato. Ma niente mi toglie dalla testa che trattasi di pappone (nel senso classico del termine) anche piuttosto autoritario.
Torno a concentrarmi sulla mia tazzina.
Ma niente da fare. Mi guastarono tutta la poesia.
Darì… e svejate!
Il mio richiamo muto sortisce effetto.
Oppure, più probabile, la sistemazione di ombrelloni etc a un passo la disturba.
>Buongiorno, caminante. Andiamo al bar? Yeah!
Ribadisco, io in Dacia e lei a piedi.
Prima di andar via, tento di ridare spazio alla poesia.
Vedo un melograno in fiore. Ma non fa granchè effetto.
Nel bar – differente dal primo al quale restituisco la tazza – incrociamo un altro tocco di simpatia locale.
Anche lievemente invadente.
A quest’ora del mattino.
Il signore vorrebbe rimpinzarci di paste con la panna.
E pretenderebbe anche che le mangiamo all’istante.
Beh, non esageriamo.
Alla fine, ne porto via una (donata, sia chiaro).
Più tardi, la lascerò a topini e simili a Camerota.
Fetta de limone esclusa.
Allora, che famo?
Scario, no. Allunghiamo.
Io farei la statale, Darì. Tu farai tratturi?
Se posso sì.
Destinazione: Marina di Camerota.
La statale? Seeee…
Ma a volte c’è un motivo anche per sbagliare strada. (continua)
p.s. 1
la lunghezza di questo giorno non afferisce ai chilometri.
p.s. 2
sta scarcassata de foto cronometrate è dedicata tutta alla Mamma di Darinka.
Che non ricordo come si chiama. Ma prima o poi conoscerò.
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